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  Anatomia e fisiologia del corpo umano rischi e patologie frequenti sul lavoro
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Le principali lesioni a carico dell’apparato locomotore sono rappresentate da:

  • contusione;
  • distorsione;
  • lussazione;
  • frattura.

Come vedremo meglio in seguito parlando di ognuna di tali lesioni, il tipo di soccorso da prestare è identico: varia soltanto la gravità e il modo con cui si determina la lesione stessa.


 CONTUSIONE

A seguito di un urto contro una superficie dura, come già riportato in altro capitolo di questo manuale, lo strato posto tra la parte superiore della cute e la superficie ossea sottostante, viene schiacciato e, in conseguenza di tale schiacciamento, si può avere la formazione di ecchimosi ovvero di ematoma a seconda dell’entità della fuoriuscita di sangue dai vasi del derma. In tali condizioni, pertanto, non vi è alcuna lesione ossea.


   CARATTERISTICHE

Il soggetto infortunato presenterà, a carico della regione colpita dal trauma,

  • dolore,
  • gonfiore,
  • limitazione dei movimenti.

Tali sintomi saranno più evidenti nel caso in cui sia interessato dal trauma un distretto articolare.
In conseguenza del trauma contusivo e della successiva perdita di sangue negli strati più profondi, la zona in cui si è verificata la contusione, presenterà una caratteristica variazione cromatica: si passerà dapprima dal colorito rosso al bluastro nel giro di poche ore e, nei giorni successivi, la zona presenterà una colorazione tendente al giallo.

 Cosa fare (ICE):
Vediamo a questo punto qual è il giusto comportamento del soccorritore in una situazione del genere. Come prima cosa è opportuno fare in modo che cessi la fuoriuscita di sangue dai vasi lesi mediante:

   applicazione locale di ghiaccio sulla parte colpita dal trauma. E’ quindi necessario effettuare un
   bendaggio al fine di immobilizzare la parte e, infine,
   mantenere l’arto in posizione sollevata.

 Cosa non fare

   non applicare calore,
   non massaggiare la parte colpita dal trauma,

in quanto, così facendo, con l’una e/o l’altra manovra si provocherebbe l’aggravamento della situazione clinica del soggetto, nel senso che verrebbe favorita l’ulteriore fuoriuscita di sangue nella regione colpita dal trauma contusivo.
Vale la pena ricordare che, qualora l’urto sia stato particolarmente valido, il medico potrebbe ritenere indispensabile l’effettuazione di una radiografia del segmento osseo interessato dal trauma, al fine di mettere in evidenza eventuali fratture ossee.


 DISTORSIONE

Se il trauma colpisce un distretto articolare, vi può essere l’interessamento della capsula articolare e dei legamenti di rinforzo della capsula stessa, senza che si determini contemporaneamente una perdita dei rapporti articolari: in tali evenienze si parla di distorsione. A seconda della gravità, si possono distinguere, procedendo dalla meno grave alla più grave,

  • distorsioni di primo grado;
  • distorsioni di secondo grado;
  • distorsioni di terzo grado.
Strutture articolari che più di frequente vanno incontro a traumi distorsivi, sono:
  • caviglia;
  • ginocchio;
  • polso;
  • dita, etc..
Il soggetto infortunato presenterà
  • dolore,
inoltre, a carico del distretto articolare colpito dal trauma distorsivo, si avrà
  • gonfiore, per la presenza di versamento all’interno dell’articolazione interessata, e
  • limitazione dei movimenti.

 Cosa fare
Il soccorritore, come già riportato nelle pagine precedenti a proposito della contusione, provvederà a mettere in atto alcuni accorgimenti, che consentiranno di evitare un aggravamento della situazione clinica locale:
  • applicazione di ghiaccio sull’ articolazione colpita;
  • bendaggio al fine di immobilizzare l’articolazione interessata dal trauma;
  • arto in posizione sollevata.
 Cosa non fare
  • non applicare calore e/o
  • non massaggiare l’articolazione colpita dal trauma distorsivo, in quanto così facendo aumenterebbe il versamento ed il gonfiore all’interno dell’articolazione.

Inoltre, a carico dell’articolazione colpita, effettuare
  • bendaggio non eccessivamente stretto,

in quanto si verrebbe a creare un ostacolo al normale flusso del sangue con possibile insorgenza di patologie a carico del sistema vascolare (arterie e vene).
Anche in questo caso, come già accennato in precedenza a proposito delle contusioni, il medico può ritenere necessario richiedere un’indagine radiografica, al fine di mettere in evidenze eventuali fratture a carico delle strutture ossee interessate dal traumatismo distorsivo.


 LUSSAZIONE

In conseguenza di un trauma di una certa validità, talvolta si può verificare, a carico di alcuni distretti (spalla, gomito, etc.), la perdita dei normali rapporti articolari a causa della fuoriuscita dei capi ossei dalla capsula che li conteneva in precedenza.
Tale situazione, più grave di quella descritta in precedenza, è caratterizzata fondamentalmente da:

  • dolore localizzato in corrispondenza dell’articolazione interessata dal trauma; inoltre il soggetto presenterà, a causa delle caratteristiche della lesione stessa,
  • deformazione a carico dell’articolazione e dell’arto colpito, dovuto alla perdita dei normali rapporti tra le ossa all’interno della articolazione con fuoriuscita dei capi articolari.
    Per la perdita dei normali rapporti articolari, sarà presente anche:
  • limitazione ovvero assenza dei movimenti a carico di quel distretto articolare.
 Cosa non fare
  • Innanzitutto il soccorritore non dovrà mai cercare di ridurre la lussazione: in considerazione delle importanti strutture presenti è opportuno che la riduzione venga effettuata da personale qualificato in ambiente specialistico, dopo eventuale indagine radiografica, praticata al fine di chiarire meglio la situazione creatasi a livello articolare, a seguito del trauma stesso. Infatti, lesioni nervose e/o vascolari potrebbero determinare seri problemi a carico del segmento colpito.

 FRATTURA

E’ un’improvvisa interruzione della continuità di un osso, determinatasi generalmente a seguito dell’urto contro un oggetto o ad un violento trauma che abbia causato nel contempo anche una distorsione a carico di un’articolazione: questo tipo di frattura viene detta post-traumatica.
In alcuni casi la frattura si può verificare anche senza apparenti traumi in quei soggetti che, però, presentino stati patologici particolari: questo tipo di frattura viene definita patologica. Le fratture si verificano con maggiore frequenza negli adulti, per una serie di motivazioni legate:

  • alla minore elasticità delle ossa,
  • al maggiore peso corporeo,
  • alla presenza di eventuali patologie ossee concomitanti (osteoporosi).
Inoltre, si parlerà di:
  • frattura esposta: quando i monconi dell’osso fratturato lacerano i piani muscolari e la cute e fuoriescono all’esterno. In tale tipo di frattura, esiste notevole facilità di infezione dei monconi.
  • frattura diafisaria, se interessa la parte centrale (diafisi) dell’osso;
  • frattura epifisaria, se interessa la parte prossimale o distale dell’osso (epifisi);
  • frattura completa, se l’interruzione è completa;
  • frattura incompleta, se l’interruzione è solo parziale; tale tipo di frattura è abbastanza frequente nei bambini.
Il soggetto infortunato lamenterà:
  • dolore violento, localizzato a livello dell’osso fratturato;
  • impossibilità ad effettuare i movimenti nel distretto colpito;
  • gonfiore.
Inoltre, localmente, sarà anche presente una zona di deformità dovuta ai monconi ossei fratturati.

 Cosa fare
  • immobilizzare l’arto fratturato con molta cautela, cercando di lasciare libere le dita. potranno pertanto essere utilizzati bende, foulard, bastoni, manici di scopa;
  • bloccare le articolazioni a monte ed a valle rispetto all’osso fratturato.
 Cosa non fare
  • non far muovere il soggetto;
  • non forzare la parte colpita;
  • non tentare di ristabilire la normale situazione dell’osso fratturato: tale manovra puo’ risultare controproducente e dannosa in mani poco esperte (possibilità di lesioni vascolari e nervose).
Inoltre bisognerà:
  • prestare particolare attenzione alle fratture esposte: si infettano con facilità; pertanto si dovrà porre la massima attenzione ad utilizzare solo bende sterili.

In ambiente ospedaliero verrà effettuato bendaggio gessato, da rimuovere dopo un certo periodo di tempo oppure si potrà ricorrere ai cosiddetti fissatori esterni, utilizzati soprattutto in caso di fratture a carico del corpo (diafisi) delle ossa lunghe; in alcuni casi sarà necessario l’intervento chirurgico.
La guarigione delle fratture avviene con la formazione del cosiddetto callo osseo, entro un periodo di tempo variabile a seconda di una serie di fattori relativi a

  1. età e stato generale del soggetto,
  2. distretto osseo colpito,
  3. situazione locale dell’osso fratturato (eventuale presenza di osteoporosi e/o altri processi patologici),
  4. eventuali terapie in atto.

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